Cimiteri Storie di rimpianti e di follie by Giuseppe Marcenaro

Cimiteri Storie di rimpianti e di follie by Giuseppe Marcenaro

autore:Giuseppe Marcenaro
La lingua: ita
Format: azw3, epub
Tags: Romanzo
editore: LiB3
pubblicato: 2013-06-01T22:00:00+00:00


Orto lapidario

I buoni cittadini di Trieste, sia pur totalmente incolpevoli, non riuscivano a levarsi dal petto l'angoscia che proprio nella loro città si fosse conclusa drammaticamente la vita del più rinomato esteta del Settecento. Ci impiegarono quarant'anni a digerire il lutto. Sia pur in parte. Fin quando il procuratore civico Domenico Rossetti, nel 1808, cominciò a far girare l'idea dell'assoluta necessità di dare una degna sepoltura, sufficientemente visibile, ai resti di Johann Joachim Winckelmann, ammazzato a Trieste nel 1768. L'idea originaria di Rossetti era quella di sistemare la tomba all'interno della cattedrale di San Giusto. Progetto presto abbandonato a causa soprattutto delle non dette, ma bisbigliate sottoragioni riguardo alla non perfetta condotta morale, o supposta tale, del candidato a occupare il tanto illustre vagheggiato sepolcro. Si risolse così, pur senza venire meno all'imponenza, di sistemare la tomba nel Cimitero superiore, area che si stendeva sul lato meridionale della cattedrale medesima. Si era intanto al 1822. Ad alcuni sembrava troppo onore il tributare una tomba visibile sulle altre in un cimitero dove erano sepolti, a moltitudine, cittadini triestini, anonimi di passaggio, gente d'ogni risma, marrani. Insomma l'umanità tal quale si può immaginare in una città di mare e di transito. Di foresti sepolti da quelle parti ce n'erano a mucchi e, pur nella somma lucentezza estetica, anche Winckelmann dopo morto era proprio uno come tutti gli altri. Rossetti però aveva le idee chiare. Non immaginava una tomba isolata, piuttosto un punto d'attrazione simbolica. Assolutamente visibile, e soprattutto una specie di protomuseo, formato da tutte le lapidi e dalla quantità di marmi antichi sparsi in abbandono nei cantoni della città dove venivano accumulandosi con quelli saltati fuori continuamente dagli scavi delle fondamenta di nuove case. Dal sottosuolo riaffioravano vestigia della romanità, barbariche, d'ogni epoca calcolata e anche di tutto il gran mondo di cui Trieste è custode. La città si allargava e nuovi edifici crescevano come i funghi. E a ogni scavo il mucchio delle macerie storiche sgargiava. L'idea di Rossetti non era poi così tanto peregrina. Si trattava di adunare in un sol posto vestigia antiche a far corteggio di chi proprio dell'antichità aveva fatto ragione di vita. A farla breve, nel solito tira e molla che attiene sempre alla realizzazione di una belluria pubblica, in questo caso semifuneraria, tutti furono alla fine d'accordo, sempre pungolati da Rossetti che non mollava l'idea di erigere, nel Cimitero superiore, un nicchione entro cui sarebbe stato collocato il sospirato sepolcro di Winckelmann, per altro da Rossetti commissionato sulla parola già dal 1808, al tempo della prima idea, allo scultore Antonio Bosa, dell'Accademia di Venezia. L'artista se la prese comoda. Il modello fu pronto nel 1819 dopo che, consultato per doveroso rispetto, sui disegni aveva messo le mani addirittura Antonio Canova.



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